Per comprendere a pieno il lavoro del nostro gruppo ey de nét-ZEROTEATRO occorre annettere alla discussione un'atto di fede: l'arte è in grado di trasformare. Non da intendersi, certo, in un'accezione di sviluppo verso qualcosa di migliore. Piuttosto l'arte come sostanza che può muovere ogni tipo di trasformazione, al di là del bene e del male.  

 

 

 

ZEROTEATRO stesso è scaturito dalla trasformazione che l'opera d'arte, L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, ha impresso nei suoi fondatori. Una suggestione che è divenuta una spinta etica e sentimentale. Il suo agire quotidiano invece è temperato decisamente sulla base della poesia È tempo di mettersi in ascolto di Antonio Neiwiller.

È tempo di...

È tempo di mettersi in ascolto.
È tempo di fare silenzio dentro di se.
È tempo di essere mobili e leggeri,
di alleggerirsi per mettersi in cammino.
È tempo di convivere con le macerie
E l'orrore, per trovare un senso.
Tra non molto, anche i mediocri lo
diranno.
Ma io non parlo di strade più impervie,
di impegni più rischiosi,
di atti meditati in solitudine.
L'unica morale possibile
È quella che puoi trovare,
giorno per giorno, nel tuo luogo
aperto-appartato.
Che senso ha se solo tu ti salvi.
Bisogna poter contemplare,
ma essere anche in viaggio.
Bisogna essere attenti,
mobili, spregiudicati e ispirati.
Un nomadismo,
una condizione, un'avventura,
un processo di liberazione,
una fatica, un dolore,
per comunicare tra le macerie.
Bisogna usare tutti i mezzi disponibili,
per trovare la morale profonda
della propria arte.
Luoghi visibili
E luoghi invisibili,
luoghi reali
e luoghi immaginari
popoleranno il nostro cammino.
Ma la merce è la merce,
e la sua legge sarà
sempre pronta a cancellare
il lavoro di
chi ha trovato radici e
guarda lontano.
Il passato e il futuro
non esistono nell'eterno presente
del consumo.
Questo è uno degli orrori,
con il quale da tempo conviviamo
e al quale non abbiamo ancora
dato una risposta adeguata.
Bisogna liberarsi dell'oppressione
E riconciliarsi con il mistero.
Due sono le strade da percorrere,
due sono le forze da far coesistere.
La politica da sola è cieca.
Il mistero, che è muto,
da solo diventa sordo.
Un'arte clandestina
per mantenersi aperti,
essere in viaggio,
ma lasciare tracce,
edificare luoghi,
unirsi a viaggiatori inquieti.
E se a qualcuno verrà in mente,
un giorno, di fare la mappa
di questo itinerario;
di ripercorrere i luoghi,
di esaminare le tracce,
mi auguro che sarà solo
per trovare un nuovo inizio.
È tempo che l'arte
Trovi altre forme
Per comunicare in un universo
In cui tutto è comunicazione.
È tempo che esca dal tempo
astratto del mercato,
per ricostruire
il tempo umano dell'espressione
necessaria.
Una stalla può diventare
Un tempio e
Restare magnificamente una stalla.
Né un Dio, né un'idea,
potranno salvarci
ma solo una relazione vitale.
Ci vuole un altro sguardo
Per dare senso a ciò
Che barbaramente muore ogni giorno
Omologandosi.
E come dice un maestro:
"tutto ricordare e tutto dimenticare".

Antonio Neiwiller, Maggio 1993

 

Come ben capirete è difficile aggiungere parole ad un simile manifesto, di fatto per noi ha prevalso il monito ad agire per inoltrarsi tra le "macerie" e, nomadi costruttori di luoghi altri, cercare un teatro altro che si rinnovasse nella sua più antica accezione di festa e rito condiviso.

Il primo passo è stato un azzeramento delle relazioni pregresse con l'abulico sistema dei circuiti teatrali, non importa se ufficiali od off, e una decisa immersione nei variegati territori del popolare contemporaneo. La nostra poesia si è incontrata così da subito con le persone nel segno delle relazioni vitali, in un tempo umano caratterizzato da moti ed espressioni necessarie.

Lo strumento che abbiamo privilegiato protremmo chiamarlo, con un po' di auto-ironia per la citazione, VIAGGIO CONTINUO, ma di altro non si tratta. Siamo in viaggio da più di sette anni, scegliamo di volta in volta una città (prima è stata Bologna poi Genova oggi Sarajevo, in futuro chissà, ?) come luogo che serve da base per brevi, ma significativi ritiri. I nomadi Sinti, con i quali abbiamo vissuto per un po', ci hanno confidato che anche loro considerano, ad esempio là dove sono nati, un luogo dove tornare. Per il resto siamo stati sempre in viaggio, a piedi sul Cammino di Santiago, in autobus da Perugia a Ouagadougou (Burkina-Faso), in tutti gli orfanotrofi di Bosnia e Croazia, con una comunità di indios Aymara nelle Ande cilene o più semplicemente per le contrade e le regioni d’Italia.

Tutto ciò ha il significato che le nostre opere sono il frutto di una continua sperimentazione sul campo. Processo dato, in un primo momento, anche dallo sgretolamento della nostra educazione teatrale borghese (sia ortodossa che di ricerca), ma che nel tempo è diventato vero e proprio progetto di rifondazione per un'arte partecipata e transitiva.

Così, tutte le nostre opere sono veri e propri dispositivi rituali popolari contemporanei in cui la distinzione tra artista e pubblico viene sciolta in un agire creativo condiviso di carattere collettivo; oggi possiamo nominarle come vere e proprie forme autonome il cui contenuto ogni volta dipende fortemente dagli esiti dell'incontro tra le persone. Insieme alla Festa Teatrale che è la nostra punta di diamante, proponiamo, a seconda dei diversi contesti, il Teatro della Spontaneità, il Racconto Rituale, il Cantattore, ImproBar, PerFORMA, ma anche dei progetti speciali…

Le pubblicazioni

in cui trovare materiali relativi la nostra ricerca e in generale riferibili alla ritualità popolare sono le seguenti:

  • Silvia Guerra, La strada, diploma in Pittura, relatore Prof. Romano, Accademia delle Belle Arti di Bologna, Corso di Pittura, A.A. 2000/2001
  • Stefano Cortese, La scuola popolare di musica "Ivan Illich" e la festa musicale, tesi di laurea in Metodologia dell'Educazione Musicale, relatore Gino Stefani, Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea DAMS (Musica), A.A. 2000/2001
  • Alessandro Lucci, Il monumento - spettacolo di teatro partecipativo, diploma Storia dello Spettacolo, relatore Prof. Gallucci Marcello, Accademia delle Belle Arti di L'Aquila, Corso in Storia dello spettacolo, A.A. 2001/2002
  • Daniele Calzetti e Debora Pometti (a cura di), Comunità e territorio, relazione di un intervento di comunità per il Quartiere Borgo Panigale del Comune di Bolologna 2002/2003, reperibile nella pagina del Prof. Claudio Bernardi sul sito dell'Università della Cattolica di Milano. Download (Formato: ZIP - Size: 299 kb)
  • Serena Riva , Grattacielo in Centro, tesi di laurea in Drammatirgia, relatrice Prof.ssa Roberta Gandolfi, Università degli Studi di Ferrara, Facoltà di Lettere e Filosofia , Corso di Laurea in Comunicazione pubblica, della cultura e delle arti, A.A. 2004/2005

La bibliografia essenziale

sono questi alcuni testi che hanno segnato una parte del nostro percorso di ricerca:

  • Edgard Wind, Arte e anarchia , Adelphi, Milano 1968
  • Joseph Beuys & Michael Ende, Arte e politica. Una discussione , Guanda, Parma, 1994
  • Lorenza Mazzetti, Il teatro dell'Io: l'onirodramma, Guaraldi, Rimini-Firenze, 1975
  • Alejandro Jodorowsky, Psicomagia , Feltrinelli, Milano, 1997
  • C. Bernardi, Rito e teatro , in ID, Corpus Hominis. Riti di violenza, teatri di pace , Milano, Euresis, 1996
  • Augusto Boal, Il poliziotto e la maschera. Giochi, esercizi e tecniche del teatro dell'oppresso, ed. it., traduzione e adattamento di Roberto Mazzini, La Meridiana, Molfetta, 1993
  • Erving Goffman, La vita quotidiana come rappresentazione, Bologna, il Mulino, 2005
  • Jeff Wirth, Interactive Acting: Acting, Improvisation, and Interacting for Audience Participatory Theatre, Fall Creek Press, Fall Creek, 1994
  • Eugenia Casini Ropa, La danza e l'agitprop, Il Mulino, Bologna, 1988
  • Jacob Levi Moreno, Il teatro della spontaneità, Di Renzo Ed., Roma, 2007
  • Turner Victor, Dal rito al teatro, Il Mulino, Bologna, 1986
  • Schechner Richard, Magnitudini della performance, Bulzoni, Roma, 1999